PRESENCE
John Duncan e Edvard Graham Lewis
CD
46 minuti
Allquestions

Immaginate la voce narcolettica e profonda di Edward Graham Lewis resa sfocata e tremolante, ma non privata della sua forza sinistra, recitare frasi oniriche su un pulsare inquieto che si trasforma in rombo. No, non è l'incubo che tutti vorremmo avere dopo una sera passata a rispolverare la discografia dei Dome o la nostra collezione di drone music ma una realtà ancora più minacciosa: è Purpose Stimulated, la prima traccia di un album che affianca il nostro Lewis a un altro maestro della destabilizzazione sonora, John Duncan. Di cosa abbiano potuto disquisire i due durante i loro incontri in Svezia che hanno dato luogo a questo lavoro non osiamo pensare: meglio dunque abbandonarsi all'ascolto dell'incubo in questione.
La voce, dicevamo. È un pò che Duncan gira attorno a questo elemento sonoro in maniera abbastanza concentrata, come se in essa risiedesse un'energia ancora sopita e capace di sprigionare forze inaspettate, vitali per la sua arte. Dopo essersi cimentato con le voci di bambini nella toccante installazione "The Keening Towers" alla Biennale di Göteborg lo scorso anno e dopo aver processato altre voci in lavori precedenti a questo (ultimo della serie "Tongue" con Elliott Sharp) con risultati altalenanti, Duncan centra il bersaglio in questo disco grazie al dialogo con Graham Lewis, che mette a disposizione un'esperienza e un'eleganza nel manipolare il suono pari a quelle del suo interlocutore e ­ ovviamente - una voce inimitabile. Insieme, i due rimestano e maneggiano onde corte, filtri e field recordings per dare forma a quattro tracce attraversate da un pulsare sommerso, mai appesantite da inutili reiterazioni o momenti di stasi. Cycle è una valanga irrefrenabile, in step la voce è di nuovo "visibile" seppur sussurrata e si espande su registrazioni di passi, di rintocchi che scandiscono il percorso verso la Fine.
"All presence amplified", recita Lewis nel primo brano, ma è nel secondo che i due sono bravissimi ad amplificare un "suono-presenza" che in passato ha accompagnato tanto il "phantom broadcast" di Duncan quanto l'oscuro rimestare delle sperimentazioni di Lewis. È Fall il cuore palpitante dell'album, mezz'ora brusii, una voce che si sdoppia all'infinito e dolcemente modulata. Orchestre-fantasma danzano nella mente, un nastro di suono volteggia e lambisce insidioso, fino a legare. Verso la metà il suono sembra rannicchiarsi, perdere maestosità e indagare le sue fondamenta, immerso in un battito filiforme su cui il brano si snoda. Grandi maestri della modulazione sonora, Duncan e Lewis hanno creato un lavoro seducente, profondo, che nulla ha di troppo e che mai cede a tentazioni di monotonia. Un'esperienza da provare. (7)

Daniela Cascella, Blow Up